Io lo vedo, a volte, il senso di sudditanza negli occhi dei miei amici kiwi.
L’Italia è così cool! La storia, la moda, la cucina, le auto! È tutto superfigo lì, mentre la Nuova Zelanda è un paese così giovane…
Si, è vero, l’Italia ha un sacco di cose superfighe.
Prendiamo le auto, ad esempio. Ferrari, Lamborghini, Alfa Romeo… Belle, sì, ma tra tutte, per me, la più bella rimane sempre Lei: la Fiat 500!
Devo confessare di essere stata un’orgogliosa proprietaria di Fiat 500.
L’ho comprata ai tempi dell’università contro il volere dei miei grazie al risarcimento per un incidente stradale.
Al tempo la pagai 500 mila lire. Si chiamava Ruggine, indovinate un po’ perché, ed era una 500R, del 1975, blu notte con gli interni rossi, cambio normale, niente doppietta, tettuccio apribile, portiere a favore di vento. Un sogno!
Per un decennio è stata la compagna di garage della Bea, la mia Vespa ET3 Primavera del 1981 che ancora conservo gelosamente a casa dei miei in Italia, in attesa di decidere che farò della mia vita e – magari – portarla in Kiwilandia.
Ma torniamo a Ruggine.
La vendetti nel 2006: aveva bisogno di pesanti lavori di ristrutturazione e io all’epoca – con la borsa di studio del dottorato – non potevo permettermelo.
Che pianti!
Certo, in confronto alle macchine moderne, la 500 ha le dimensioni – ad essere generosi – di un coupé, i sedili posteriori sono strutturalmente inadatti agli esseri umani, ha un bagagliaio grande come il mio beauty case, è una scatola di latta probabilmente mortale se non fosse che – con vento a favore – raggiunge la velocità massima di 80 km orari.
Ma la Fiat 500, oltre ad essere oggettivamente una bellezza, è da sempre attorniata da un’aura di misteo:
- come facevano i nostri genitori a viaggiarci con tutta la famiglia? Mia madre, da Catania, ci andò a Parigi assieme ad altri 3 amici!
- Quanto ci impiegarono? Settimane?
- E quando arrivarono, li dovettero tirare fuori con l’argano?
- E quante volte si sono dovuti fermare per usufruire dei bagni? Nel tragitto Ferrara-Treviso (ben 110 km di strada ben asfaltata) io dovevo fermarmi 3 volte per “incipriarmi il naso” tanto vibrava! Una macchina diuretica.
Eppure!
Eppure, quella rimarrà sempre la Mia Automobile.
Mi piace vincere facile? Vero, perché la Fiat 500 è uno dei simboli dell’Italia nel mondo! Chi non ne ha avuta una in famiglia? È talmente “iconica” che la potete trovare facilmente anche in Kiwilandia!
E infatti, la Fiat 500 sbarcò in Nuova Zelanda un paio d’anni dopo il suo debutto in madre-patria. Era il 1959 e la Nuova 500S (S come Sport e “nuova” rispetto alla Topolino) iniziò a spopolare tra le vie di Auckland.
Fu amore a prima vista. Ne avreste mai dubitato? Tutti le volevano, tutti la bramavano, ma non tutti potevano averla!

Inizialmente, infatti, vennero importate solo poche decine di 500, già assemblate nello stabilimento Mirafiori di Torino.
Pesava sull’importazione il costo quasi proibitivo delle tariffe doganali. Fin dal 1907, infatti, erano stati previsti dazi di entrata per le auto già assemblate all’estero (l’iniziale 20% scese durante la I Guerra Mondiale al 10% per poi ri-aumentare negli anni Trenta: le auto britanniche avevano una tariffa inferiore rispetto ad altre: il 5% per quelle non montate e il 15% per le assemblate, mentre le automobili provenienti dal resto d’Europa e dall’America avevano una tariffa del 50% per il non assemblato e il 60% per quelle intere).
A peggiorare la situazione ci si mise l’introduzione, nel 1938, di “licenze di importazione” che limitavano ulteriormente la disponibilità di automobili straniere.
L’industria dell’assemblaggio era ben radicata in Nuova Zelanda ben prima dell’affermarsi del commercio internazionale di auto, ma fu con le politiche protezionistiche sull’importazione di autovetture che prosperò.
Iniziarono a fiorire impianti di montaggio in tutta la Nuova Zelanda, da Parnell (Auckland) a Timaru, da Lower Hutt e Petone (Wellington) a Christchurch, dall’Otago a Otahuhu (Auckland).
E fu così che la Fiat 500 si impose sul mercato locale.
Amata soprattutto dalle donne, ma apprezzata anche dagli uomini.
Bella, sinuosa, rotonda e performante (per i tempi!) e soprattutto in pronta consegna, non come quella “profumaia” della Mini Minor che ti faceva aspettare per mesi!
Inoltre, e scusate se è poco, nel 1960 era l’auto più economica della Nuova Zelanda: costava bel 499 sterline.
Solo che, ecco, quel nome, Fiat 500, non era particolarmente accattivante per il mercato kiwi.
Nel 1965 la versione migliorata della 500F fu lanciata sul mercato kiwi con il nome di Fiat Bambina!
Fu Rob Elliot, l’amministratore delegato della Torino Motors, a decidere il cambiamento, prendendo spunto dalla nome Bambino o Baby-boy con cui la nostra era già conosciuta in varie parti del mondo (e giuro che non sono riuscita a trovare l’origine di questo nome. Se qualcuno sapesse, ce lo dica pliiz, ché qui si muore di curiosità!). La variante al femminile fu preferita perché l’agenzia pubblicitaria temeva che Bambino o Baby-boy potesse richiamare troppo il bambino Gesù.

CURIOSITA’ 1
Data la crescente popolarità della Fiat in Nuova Zelanda, specialmente tra le guidatrici, dal 1966 al 1968 la Torino Motors offrì una Bambina come premio per il concorso di bellezza Miss Nuova Zelanda. Nel 1966 l’auto fu vinta da Heather Gettings.
Qui di lato una fotografia delle bellezze in sfilata.
CURIOSITA’ 2
Alla gara automobilistica Wills Six Hour del 1965 a Pukekohe, la Torino Motors sponsorizzò una squadra tutta femminile: due donne al volante – Evelyn Hadfield e Margaret Hough – una Bambina rombante e un gruppo di meccaniche tutto al femminile!
Hadfield e Hough arrivarono ultime (come d’altro canto anche il team maschile che gareggiava con una Fiat 500) ma quanta pubblicità!
