“Heavenly Creatures”, Peter Jackson, 1994

Se abiti a Christchurch, non puoi non aver mai visto Creature del cielo, perché il film racconta di un episodio di cronaca avvenuto nei primi anni Cinquanta proprio a Christchurch.
Si apre con una dolce panoramica sull’atmosfera bucolica dei filmati d’epoca, tra giardini in fiore, famiglie felici, belle ragazze in bicicletta e giovani atleti in campo, ma ecco che, già all’inizio, affiorano, a preludio della tragedia imminente, le urla terrorizzate delle due protagoniste.
E si entra così nel dramma.

Non voglio svelarvi nulla, ché – se non l’avete visto – vi rovinerei la sorpresa.
Vi dico solo che è la storia di un’amicizia forte e profonda, ai limiti dell’amore omosessuale, in un’epoca in cui una simile relazione poteva assumere risvolti penali; è la storia del brusco risveglio di una Nazione che – forse per la prima volta – si ritrova a fare i conti con una vicenda così feroce e violenta da rimanere impressa, ancora oggi, nella memoria collettiva dell’intero paese.

Ed è un bel film. Nonostante io non ami particolarmente il regista.
Pluripremiato, apprezzato da critica e pubblico e – sembra – assai fedele alle vicende reali.
Ed il fatto che il film sia ambientato esattamente dove avvenne il fattaccio mi ha mandato letteralmente in brodo di giuggiole. Perché, nonostante i quasi 40 anni di distanza dagli eventi, le location sono comunque quelle precedenti ai due terremoti che hanno sfigurato per sempre la città.
«La Christchurch Girls High School, ora adibita a municipio, fu la scuola che le ragazze frequentarono; la villa Ilam Homestead edificata nel 1850 fu dimora della famiglia Hulme ed è tuttora una meta turistica molto frequentata. Al contrario, la casa di Pauline fu invece ricostruita in studio perché quella originale venne distrutta. La stessa fine ha fatto la sala da tè visibile nelle scene finali, abbattuta alcuni giorni dopo la fine delle riprese». Così recita una non molto aggiornata pagina di Wikipedia. Perché se organizzassimo oggi un pellegrinaggio ai luoghi del film, troveremmo per lo più macerie.

E allora diciamo che sono decisamente di parte, perché a sedurmi non è stato solo il fascino morboso della trama. Dopo un anno in una città che pare appena uscita da un bombardamento, durante il quale ti sei sforzata di immaginare come fosse originariamente, con la sua cattedrale gotica, gli edifici di pietra ad emulare Oxford e Cambridge, il tram… ecco che finalmente hai potuto soddisfare la tua curiosità vedendola, la tua nuova città di adozione (l’ennesima), come era solo pochi anni fa, quando ancora veniva chiamata la “Città Giardino” e non l’Infinito Cantiere.