HEY! TEACHERS!
LEAVE THEM KIDS ALONE!

Dunque, partiamo dalla Genesi
Avete recentissimamente sparato fuori un fantastico marmocchio e siete in possesso di una work visa, resident visa o addirittura dello stilosissimo passaporto neozelandese. Avete diritto a richiedere la parental leave, di recente riformata e con alcune modifiche che verranno applicate solo a partire dal 2016. A voi il piacere di leggere come è regolamentata nel dettaglio, ma in breve si può godere della parental leave retribuita per 16 settimane (che comunque è una miseria) ed in aggiunta si ha uno sconto sulle tasse per un massimo di 10 settimane. Possono richiedere la parental leave le madri, i/le loro partners e i genitori adottivi. 

Dopo di che inizia il delirio.

Childcare e Kindy
In Nuova Zelanda fino al compimento dei 3 anni il bambino non è inserito in un programma di day care totalmente a carico del fondo pubblico. Come si fa allora a tornare al lavoro? Noi migranti privi di nonni siamo concretamente nella merda.
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Ci sono alcuni cosiddetti childcare centres che accolgono bambini più piccoli dei 2 anni, ma sono mediamente costosi. Certo lasciare il lavoro significa in qualche caso perdere la visa quindi ci sono tutta una serie di valutazioni da fare. I childcare centres si dividono in teacher-led e parent-led: nel primo si affida il bambino a personale formato all’università e/o con un training riconosciuto (Porse); nel secondo, ed è il caso dei Play centres, i genitori fanno a turno a tenere i bambini propri e degli altri per qualche ora al giorno 5 giorni a settimana in luoghi atti allo scopo messi a disposizione dallo stato. Armatevi di fiducia.

Dai 2 anni compiuti, tuttavia, è possibile iscrivere il pargolo al Kindergarten, detto amichevolmente Kindy, pagando a tariffa oraria. La cifra varia da città a città, ad Auckland – dato che ce li hanno d’oro – costa di più, a Dunedin dove ancora giriamo con l’osso al naso costa 2,50$ all’ora. Per un mese io pagavo circa 270 $, briciole in confronto ai 700 € in Italia. Ovviamente il pranzo non è offerto dal Kindy, ma deve essere preparato dai genitori a casa e portato dai bimbi nell’apposito lunch box.

Dai 3 anni, poi, si possono richiedere le 20 ore gratis, dette ECE hours (cioè pagate con le nostre tasse neozelandesi), dalla 21esima ora si paga la tariffa oraria di cui sopra, per maggiori info rivolgetevi al sito. A Dunedin dove si gira con l’osso al naso oltre le 20 ore è sempre gratis. Ma perché siamo ancora selvaggi.

Come ci si iscrive al Kindy? Si scrive una mail al Kindy/si chiama il Kindy/ci si presenta al Kindy. Si compila una scheda e, se c’è posto, si comincia, altrimenti c’è una lista d’attesa. Il Kindy non è “di zona”: si può chiedere al Kindy più vicino al proprio posto di lavoro come al Kindy più vicino a casa. La lista d’attesa è più lunga nelle grandi città, assente nel nostro caso, ma se non grugnite in modo credibile qui a Dunedin non vi prendono. Uh Uh. Ma cosa è il Kindy? A parte il lato burocratico-amministrativo, il Kindy è un luogo selvaggio e pericoloso dove una mamma italiana non vorrebbe mai lasciare il proprio figlio, perché si sporca, suda e a volte si sbuccia le ginocchia. Peggio ancora, le precauzioni prese dagli insegnanti si limitano allo “Stai attento” e le misure per arginare i guai sono ghiaccio e “Tender loving care” che in Kiwi significa pat pat, stai respirando = sei vivo.
Ovviamente quello che per la mamma è un incubo, per il bambino è il paese delle meraviglie in cui ci si fa una corteccia tanta. Le esperienze proposte sono tali e tante che l’idea di parcheggio cattolico per l’infanzia non può che essere l’esatto opposto. I bambini imparano a fare down hill a 3 anni, a segare gli alberi a 3 e mezzo, a fare il gelato, a mungere le mucche, a far funzionare i treni, a piantare i chiodi, a prendersi cura dei più piccoli, a difendersi, a pulirsi bene il sedere dopo la cacca. Ovunque il motto dei Kindy è parent help. Non sognatevi di scaricare vostro figlio e uscire… c’è sempre qualcosa da fare, dall’accompagnare i bambini in giro a raccogliere fondi per qualche attività in più che gli insegnanti hanno piacere di offrire ai bambini. Lo stato non copre tutte le spese, l’offerta formativa e il mantenimento o il miglioramento della scuola a volte dipende dal contributo e dall’inventiva dei genitori e degli insegnanti. Non per nulla ogni scuola ha un board presieduto da rappresentanti dei genitori e dagli insegnanti. Ci si parla e si decide insieme.

Primary School
Dal compimento del 5 anno, e si intende il giorno stesso del compleanno, i bambini salutano con una grande festa i propri amici del Kindy e vengono trasferiti nella scuola primaria dove cominciano un programma di inserimento graduale nella routine didattica del nuovo ciclo scolastico. Vengono portati, nel rispetto dei loro tempi (per quanto possibile), ad un livello tale da poter cominciare l’anno successivo in pari con gli altri compagni del primo anno. Alcune scuole offrono un programma di transizione per preparare i bambini alla novità della scuola primaria, programma che consiste in una visita settimanale alla scuola prescelta, di modo che i bambini conoscano la futura maestra e gli spazi in cui vivranno dalle 8.30 alle 15 Monday-Friday per 6 anni, dall’anno 1 all’anno 6.
Noi abbiamo appena iniziato questo programma con il nostro terzo marmocchio, che però ha altri 2 fratelli nella stessa scuola, quindi sono stata bellamente licenziata all’ingresso dal figlio grande che non vedeva l’ora di acquisire un nuovo discepolo del male nel suo conclave. Importante, anzi importantissimo, decidere la scuola giusta: ogni scuola è diversa nella sua struttura, ma soprattutto ogni scuola ha la sua zona di utenza, che include da quella strada a quell’altra e, in alcuni casi, non è possibile iscrivere il proprio figlio in una certa scuola se non si vive in quella particolare zona di riferimento. Da ciò deriva: scegliete la casa nella zona d’utenza della vostra scuola preferita o incrociate le dita perché vi prendano i bimbi se siete fuori zona (a volte c’è posto, a volte no). Le scuole inoltre hanno un indice, detto decile, che ovviamente va da 1 a 10, il quale si riferisce alla situazione economica delle famiglie i cui figli frequentano quella scuola… l’offerta didattica è uguale per tutti, quindi non mascherate il fatto di essere intrinsecamente dei fighetti con la scusa del decile alto e quindi gli insegnanti sono più bravi, i computer più nuovi ecc. ecc. In rapporto al decile le scuole ricevono più o meno fondi dallo stato, quindi decile alto (famiglie benestanti) fondi minori, decile basso (famiglie più povere) fondi maggiori.
Come fare a scoprire il decilehttp://www.ero.govt.nz/ o più facilmente Google.it: primary schools New Zealand e voilà la Wikisoluzione.

Adesso l’unico vero motivo dietro cui nascondere la scelta di un decile alto è evitare che il vostro figlio italianamente munito di canottierina della salute, con le scarpe impermeabili ai piedi e il lunchbox pieno di leccornie salutiste ispirate dalla dieta mediterranea finisca in una scuola in cui i bambini arrivano pestati a sangue dai genitori, mezzi nudi e senza cibo. Sempre. Sempresempre tutti i giorni. Nonostante John Key continui a sostenere che la violenza su minori e la povertà infantile non siano un male esteso in Nuova Zelanda. Lo sono. Eccome. Potremmo partire con grandi discorsi di integrazione e giustizia sociale, ma quando si parla dei propri figli… ci si immerge nel mondo dei “però” e fanculo l’ipocrisia. Ci sono mondi di violenza e povertà che noi non immaginiamo neanche e i nostri figli in una scuola di Otahuhu con decile 1 non sopravviverebbero 1 minuto. Teniamolo da conto. Ma teniamo da conto che anche nelle scuole di decile 10 si nascondono dei gran ben vestiti e nutriti figli di puttana. In fin dei conti non siamo mica su Marte. 

Come ci si iscrive alla scuola primaria? Si va, si chiama, si scrive, il preside vi incontra vi parla della scuola e il giorno dopo si comincia. 
Quanto costa la scuola primaria (e parlo di pubblica)? Ogni anno la scuola richiede una donation, che sarebbe facoltativa, ma è brutto, bruttissimo, non pagarla. Ogni scuola chiede una cifra diversa, di nuovo ci sono grandi differenze tra le scuole di Auckland e le scuole del profondo sud. I soldi della donazione servono a pagare le attività sportive, le gite, il mantenimento della piscina se è presente. Poi, a parte, ci sono i soldi per la cancelleria se la politica della scuola prevede l’acquisto anticipato e la distribuzione ai bambini in stile sovietico: tutto uguale per tutti. Quaggiù a Dunedin abbiamo pagato 50 $ per la cancelleria tramite la scuola e 380 $ per 2 figli come donazione (inclusa la piscina). I libri sono pochissimi e sono generalmente messi a disposizione dalla scuola in forma di schede, fotocopie, programmi al computer, siti internet, ecc..
Ogni scuola ha una biblioteca da cui i bambini prendono i libri che devono leggere per compito. I compiti a casa durano non più di 15 minuti ogni giorno e prevedono matematica, lettura, scrittura e spelling. Al di fuori dell’orario scolastico sono proposte attività sportive di squadra, che però si pagano a parte (tipo 2 dollari ad ingresso qui al super sud), ed includono il rugby in tutte le sue millemila forme propedeutiche, inoltre calcio, netball, hockey su ghiaccio, pallanuoto e altro, a seconda delle scuole.

La scuola è strutturata in modo totalmente diverso dall’Italia: non ci sono programmi veri e propri da terminare entro tot tempo, ma ci sono livelli di apprendimento che spesso si sovrappongono indipendentemente dalle classi e dall’età del bambino, cosa ragionevole se si pensa al numero di stranieri con figli al seguito che ogni anno entra in Nuova Zelanda.
Ecco una cosa da non temere e che spesso si usa come scusa per non emigrare: ma i bambini poverini… e bla bla bla. Tutte palle, i bambini dopo due settimane sono capaci di parlarvi in inglese mentre vi pisciano in testa. Sappiatelo e odiateli per questo.

Le scuole primarie hanno, di solito, un’uniforme e se ne vantano, ma ci sono anche altre scuole che non le adottano e se ne vantano.
Brevemente a favore dell’uniforme: non dover litigare con la propria figlia sul cosa mettersi alle 8 del mattino, non dover rammendare milemila paia di pantaloni all’altezza delle ginocchia, si limita l’acquisto di vestiti alle 2 cose che servono per uscire… ma tanto il sabato giocano a rugby con l’uniforme del club, quindi ulteriore risparmio.
Brevemente contro: e mi parte la supercazzola da umanista… mi dà un po’ sui nervi che le bambine abbiamo il vestitino e i maschi i pantaloncini corti, ma siccome al sud fa freddo si possono scegliere i pantaloni lunghi unisex e via le discriminazioni di genere. Se però impedissi a mia figlia di mettersi la sua gonna pantalone nera per un pantalone lungo probabilmente per venire in NZ non vi servirebbe più l’aereo, basterebbe saltare sul suo muso lungo. In più, se fate attenzione a queste cose, il liceo sarà un incubo: con le loro belle gonnone da nonna fino alla caviglia, le ragazze sono mortificate e incompatibili con la moda di qualsiasi epoca, per di più secondo alcuni presidi questo magnifico codice di abbigliamento servirebbe a non sessualizzare troppo la donna e quindi a non distrarre gli studenti maschi. Tanto appena escono si fanno quattro giri di cintura e la gonnona diventa un filo interdentale.

Comunque, ritornando alla scuola primaria: ci sono scuole che comprendono gli anni da 1 a 6, quindi la classica scuola elementare oppure scuole che vanno fino all’anno 8, che quindi comprendono la scuola media. Ciò accade per lo più nelle zone rurali, dove gli alunni sono pochi, ma l’alternativa sarebbe infinitamente più complicata per le famiglie. In queste ultime scuole, in cui si adotta il modello rurale, cioè i grandi condividono gli insegnanti e gli spazi con i bambini più piccoli e fungono da fratelloni/sorellone e o prefetti in stile Hogwarts. Ci sono poi i collegi dall’anno 1 all’anno della maturità, ma sono solitamente privati e offrono letto e cibo.

Basandomi sulla mia esperienza, noto che nella scuola primaria i bambini imparano le basi, vengono dati loro gli strumenti per imparare, sia che si tratti di strumenti pratici o invece teorici, ad esempio: badano alle galline e, mentre spostano guano e sottraggono uova da sotto culi piumati, l’insegnante illustra il ciclo dell’uovo, la fertilizzazione, si parla di cucina ecc. ecc., stessa cosa per l’orto e per le mucche o le pecore (“Cos’è questo odore tremendo e cosa è successo alle tue scarpe?” – “Mi ci è caduta sopra l’acqua di scarico della casetta dei polli”). Fanno le torte e imparano le frazioni, scrivono dei loro weekend e leggono storie coricati sui cuscini. Ogni settimana, al venerdì, vengono premiati per le loro imprese sportive e scolastiche e – purtroppo – si esibiscono per i genitori. Il “purtroppo” non ve lo spiego, lo subirete, vi lascio il piacere di scoprirlo.
Molti stranieri si lamentano della scarsità di nozioni insegnate nella scuola neozelandese, io non amo lamentarmi e fare paragoni, se vedo che ci sono lacune eclatanti, mi siedo con i miei figli e faccio 10 minuti di “a me gli occhi”. D’altronde se hanno gli strumenti di cui sopra ci arrivano senza problemi.
Esempio: lo spelling di una parola in inglese è difficile da ricordare, torna all’italiano e vedi se c’è qualcosa di simile; non siamo sicuri del risultato della moltiplicazione, vieni qui che ti insegno la prova del nove poi lo racconti a scuola così dai una mano ai tuoi compagni. Indubbiamente si insegnano meno nozioni e si sta meno tempo in classe, ma questo è incluso nel prezzo del biglietto. Non lamentiamoci. Non vi aspettate che gli insegnanti correggano tutti gli errori dei vostri figli, non lo fanno per non mortificarli, duro da comprendere, ma è così. Appena tornano a casa potete sempre fargli una testa tanta, se vi rispondono che non si può essere perfetti avete tutta la mia solidarietà. Mia figlia ancora si sogna di notte la mia reazione. Qui passa il messaggio che la perfezione non è per tutti, ma soprattutto rende la vita del kiwi noiosa e faticosa. Se pensate che il futuro dei vostri figli possa essere altrove e non in Gnu Zilend, occorre dedicare loro del tempo.

Ogni 3 mesi circa ci sono i colloqui con gli insegnanti. Vi suggerisco di informarvi prima di tutto sulla vita sociale dei vostri figli, si sono integrati? Capiscono e si fanno capire? Hanno amici con cui giocare? Ricordatevi che imparano l’inglese dai loro amici più che dai loro insegnanti, quindi socializzazione al primo posto. In seguito chiedere delle varie materie, l’insegnante ha delle aspettative voi anche, confrontatevi, ma siate realisti.

I bambini non vengono bocciati praticamente mai, non ho mai sentito nulla del genere, se capita è una cosa rara.

Ah… imparate l’inno nazionale prima di arrivare, dovrete cantarlo spesso a scuola. E cantate bene, vi guarderanno per controllare se state facendo i pesci o lo sapete per davvero. Sign language incluso.
Guardate qui e vedete se riuscite a non piangere (dall’emozione) per la bellezza dei paesaggi.Imparate le parole: di solito si cantano la prima strofa in maori e la prima in inglese. Ma ovviamente le più belle sono la seconda e la terza.

E fino a qui arrivano le mie competenze. Benvengano rettifiche e commenti.Marialuisa Proudly powered by Weebly