Una cosa che i nuovi arrivati in Kiwilandia imparano presto è che i contanti sono – spesso – superflui. Puoi pagare tutto, ma proprio tutto con la carta. Talvolta, ad esempio le dairy, non accettano l’opzione “carta di credito” ma basta scegliere ceque o savings ed ecco che ti si apre il mondo dello shopping!!

Puoi comprare 2 litri di latte dal benzinaio, un flat white allo stall del mercatino del sabato e puoi anche pagare il parcheggio (in verità, ora c’è addirittura la App sullo smartphone che ti sconta anche i 50 centesimo di commissione)! E non troverai mai nessuno che, con guardo da poraccio, ti fa sapere sdegnato che no, mi spiace ma per importi bassi non si accettano pagamenti elettronici.
Le poche volte che servono i contanti ti prendono di sprovvista ma, solitamente, sono ben pubblicizzate e c’è sempre un ATM portatile nelle vicinanza!
Dagli ATM al pagamento elettronico
Gli sportelli automatici (ATM) sono entrati per la prima volta in modo diffuso a livello internazionale negli anni ’70. La Northern Building Society di Auckland attivò il primo bancomat bancomat a Wellington nel maggio del 1981, la Westpac la seguì nel 1982 e la National Bank nel 1984.
Che dire, grande rivoluzione il bancomat, prelevare ovunque e in qualunque momento, anche quando le banche erano chiuse. Però, però avere liquidità in tasca ti espone inevitabilmente al rischio di perdere il portafoglio con i contanti o di essere derubato.
Nel frattempo, grazie alle riforme economiche e le liberalizzazioni degli anni ’80, aumentavano in modo vertiginoso lo shopping e i divertimenti nel fine settimana facendo sentire, al kiwi medio, la necessità di un metodo di pagamento più veloce e sicuro.
E l’Eftpos fu la risposta.
Sviluppato negli Stati Uniti, il metodo di trasferimento elettronico di fondi al punto di vendita (Electronic funds transfer at point of sale = EFTPOS) fu introdotto in Kiwilandia alla fine del 1984 e si rivelò, da subito, un successo dato che era economico per i rivenditori, che pagavano semplicemente un canone mensile sui terminal, ed era gratuito per i clienti.
Sebbene la Nuova Zelanda non possa vantare di essere stato il primo paese al mondo a dotarsi di Eftpos (un primato che spetta all’Australia, che aveva introdotto la tecnologia nel 1983, mentre gli americani lo utilizzavano in modo limitato già dal 1982), bisogna comunque riconoscere che c’era un forte ed appassionato feeling.
Eppure, meno di quattro anni dopo il suo debutto, il progetto Eftpos rischiò il naufragare: la BNZ ritirò il suo sistema lamentando costi proibitivi accompagnati da un deludente utilizzo della tecnologia. Il problema era che c’era una macchina specifica per ogni tipologia di carta, per cui i rivenditori si dovevano dotare di diversi tipi di terminali per poter essere in grado di accontentare tutti i potenziali clienti.
Insomma, quasi quasi buttavano via il bambino assieme all’acqua sporca, perché l’idea era geniale, era la realizzazione pratica a risultare macchinosa. Ma poi la Westpac e la Banca nazionale unirono le forze e realizzarono un nuovo sistema capace di accettare (quasi) tutte le carte di credito e di debito di tutte banche e i gruppi finanziari.
Nel 1990 c’erano più di un milione di transazioni Eftpos ogni mese e nel 1991 la BNZ tornò mesta all’ovile.
Simon, un giovane studente del Selwyn College, beffa un ATM inserendo la confezione di un pacchetto di lecca lecca per trasferire $ 1 milione di dollari neozelandesi sul suo conto.
Qualche giorno dopo ritira $1,500 per pentirsene subito dopo e confessare la sua brava ad uno dei suoi docenti e così finisce la sua avventura da milionario.
Tony Kunowski, direttore degli affari aziendali della United Building Society, affermò che l’incidente era avvenuto a causa dei ritardi nella riconciliazione delle transazioni degli ATM in giro per il paese con il sistema centrale della banca.
Io, invece, mi chiedo come una confezione di Jaffa possa autorizzare una qualunque transizione di denaro…
Bel tentativo, Simon! E complimenti per non aver ceduto al lato oscuro!