
Agosto 1931.
Nuova Zelanda, Isola del Nord, area del Taranaki.
Richard Buckley, un contadino di Hawera, balza agli onori della cronaca per un insolito e bizzarro fatto: una sera, rincasato dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro passata a spruzzare diserbante nei campi, appende – come sua abitudine – i pantaloni davanti al camino e quelli, così dal nulla, esplodono!
Letteralmente.
Solo la prontezza di riflessi del nostro fu in grado di evitare il peggio.
Richard, infatti, nonostante l’intontimento causato dal botto, riuscì ad afferrare i pantaloni e lanciarli fuori dalla finestra dritti dritti nel giardino di casa dove continuarono a esplodere come petardi fino alla consunzione totale.
Un evento piuttosto singolare che, tuttavia, non rimase isolato: un paio di calzoni presero fuoco spontaneamente mentre se ne stavano tranquillamente stesi al sole ad asciugare; ad un contadino si infiammarono le braghe mentre cavalcava, probabilmente per lo sfregamento contro la sella. Non deve essere stato piacevolissimo, ecco.
Purtroppo, si verificarono anche numerosi casi di autocombustione di pantaloni indossati: molti contadini riportarono ustioni di varia entità e, ahimè, si registrarono anche alcuni decessi. Come il caso di quel padre che, entrato nella stanza del figlioletto per un rapido saluto prima di andare in campagna a lavorare, accese un cerino per illuminare il viso del pargolo e… il fiammifero gli fu fatale.
Ma cosa diavolo stava succedendo nell’agosto del 1931 nelle campagne neozelandesi?
Le scie chimiche?
La diffusione di una sconosciuta epidemia ad opera della Big Pharma?
Un’invasione di Mangiamorte che si accanivano con avada kedavra su poveri contadini indifesi?
Nope.
Era solo la Jacobaea vulgaris nome scientifico della ragwort, una pianta infestante che, come tutte le cose nocive per la Nuova Zelanda, era arrivata nel Diciannovesimo secolo assieme i coloni europei.

Una specie di dente di leone più grande, con un bel fiore giallo dai petali lunghi e sottili. La ragwort è velenosa per mucche e cavalli, ma non per pecore e capre.
Nel passato, l’erba veniva tenuta sotto controllo lasciando liberamente pascolare e brucare gli ovini. Tuttavia, con il cambiamento dell’industria casearia in Nuova Zelanda agli inizi del Ventesimo secolo, la predilezione per il latte di mucca portò all’inevitabile riduzione di pascoli di pecore e, così, la ragwort finì per esplodere!
Era davvero incontenibile. Ricopriva ogni pezzo di terra. Era diventata una vera piaga tanto che i farmers si rivolsero al Dipartimento dell’Agricoltura perché li aiutasse a trovare una soluzione rapida e definitiva.
E quella arrivò sotto forma di un diserbante chimico a base di clorato di sodio.
Così, gli agricoltori iniziarono a spruzzare la miscela magica. Spruzzavano sui campi, negli orti, nei vialetti e un po’ di quella soluzione finiva inevitabilmente anche sui pantaloni che, una volta asciutti, mantenevano – legati alle fibre del tessuto – i cristalli di clorato di sodio. E come i più studiati sanno, il clorato di sodio è altamente esplosivo!
Fortunatamente l’epidemia dei kiwi-pantaloni esplosivi non duroò a lungo.
Eppure, a distanza di anni rimane ancora impressa nella memoria storica collettiva come un curioso avvenimento locale. Talmente curioso da meritarsi il ruolo principale nella raccolta dedicata alle scoperte scientifiche bizzarre ed accidentali “Farmer Buckley’s Exploding Trousers: and Other Odd Events on the Way to Scientific Discovery“.
La ragwort è ancora una pianta infestante in Nuova Zelanda.
Dopo il fallimentare esperimento del clorato di sodio, si sono percorse numerose altre strade, Sebbene nessuna di queste di sia dimostrata definitiva, possiamo almeno rassicurare che non si sono verificati più spettacoli pirotecnici legati al tentativo di debellare l’erba nociva!