Māui, muta-forma, semidio del vento e del mare, eroe degli uomini … e delle donne, entrambi.

Māui è uno dei personaggi principali della mitologia delle Isole del Pacifico, oltre che co-protagonista (minore) del fantastico film Disney “Moana“.

Volete saperne di più?

Iniziamo a conoscerlo attraverso il testo della sua canzone “You’re welcome“. Seguiteci in questo viaggio, vedrete: non ve ne pentirete!

You are welcome
See what’s happening here
You’re face to face with greatness, and it’s strange
You don’t even know how you feel
It’s adorable!
Well, it’s nice to see that humans never change

Open your eyes, let’s begin
Yes, it’s really me, it’s Māui: breathe it in!

I know it’s a lot: the hair, the bod!
When you’re staring at a demi-god

What can I say except you’re welcome
For the tides, the sun, the sky
Hey, it’s okay, it’s okay
You’re welcome
I’m just an ordinary demi-guy

Hey!
What has two thumbs that pulled up the sky
When you were waddling yay high
This guy!

When the nights got cold
Who stole you fire from down below

You’re lookin’ at him, yo

Oh, also I lassoed the sun
You’re welcome!
To stretch the days and bring you fun

Also I harnessed the breeze
You’re welcome!
To fill your sails and shake your trees

So what can I say except you’re welcome
For the islands I pulled from the sea
There’s no need to pray, it’s okay
You’re welcome!
Ha, I guess it’s just my way of being me
You’re welcome!
You’re welcome!

Well, come to think of it
Kid, honestly I can go on and on
I can explain every natural phenomenon
The tide, the grass, the ground, oh
That was Māui just messing around

I killed an eel
I buried its guts
Sprouted a tree, now you got coconuts

What’s the lesson
What is the take-away
Don’t mess with Maui when he’s on the break-away

And the tapestry here on my skin
Is a map of the victories I win
Look where I’ve been
I make everything happen
Look at that mini-Māui just tippity-tappin’

Well, anyway let me say you’re welcome
For the wonderful world you know
Hey, it’s okay, it’s okay
You’re welcome!
Well, come to think of it, I gotta go

Hey, it’s your day to say you’re welcome
‘Cause I’m gonna need that boat
I’m sailing away, away
You’re welcome!
‘Cause Māui ​can do anything but float

You’re welcome!
You’re welcome!
And thank you!

Non c’è di che!

E perché mai gli esseri umani dovrebbero mai essere riconoscenti a Māui?

Tanto per iniziare col botto, sembrerebbe proprio che a questo semidio noi umani dobbiamo la vita.

Secondo una leggenda Polinesiana, all’inizio del mondo il Cielo e la Terra vivevano vicini-vicini, ma talmente vicini che le piante crescevano piatte e gli uomini non riuscivano a stare eretti. Allora Māui spinse le nuvole al di sopra delle chiome degli alberi ed issò il cielo sopra le cime delle montagne fissandolo per sempre lì dove ancora oggi si trova. E facendo così, salvò la vita agli esseri umani! Hero of men!

Che cuore generoso! Che animo nobile che ha questo ​Māui!
Come quella volta in cui rubò il fuoco per riscaldare le fredde notti degli uomini.
Ecco… a dire tutta la verità, però, non è che gli uomini prima non ce l’avessero il fuoco, solo che il nostro semidio glieli aveva spenti tutti. Oh, per curiosità, eh, mica per cattiveria!
Voleva, infatti, sapere da dove venissero le fiamme e, quindi, fece in modo che gli uomini, spinti dalla necessità, lo mandassero affan.. ehrm… negli Inferi, dalla Grande Dea Mahuika per chiederne in dono una manciata.
E così ci va, lui, dalla Dea del Fuoco. Un ragazzotto impertinente e curioso che, incurante degli avvertimenti della madre, si prende gioco della sua antenata fino a farla infuriare.
Mahuika, infatti, esasperata dai giochetti di Māui, reagisce alla sua ennesima provocazione lanciandogli contro una fiammata che lo insegue fino all’infinito ed oltre bruciando ogni cosa incroci sul suo cammino. ​Māui cerca di sfuggirle trasformandosi in falco o tuffandosi in un fiume, ma la forza distruttrice del fuoco è troppo potente e, allora, disperato, invoca il suo antenato Tāwhirimātea, il Dio dei fulmini e delle saette, insomma: il Giove downunder. E questo, guarda caso, lo ascolta e fa piovere. Una pioggia così fitta e forte da spegnere l’incendio e liberare Māui dalla vendetta di Mahuika che, intimorita, si rifugia nella sua caverna, ma non senza aver salvato, in corner, le ultime fiammelle di fuoco rimastele lanciandole all’interno di 3 alberi: il Mahoe, il Kaikōmako e il Makomako. E lì dentro le fiammelle rimangono ben protette.
Così Māui torna al suo villaggio portando con sé, invece del fuoco vivo, alcuni rami che – del fuoco – nascondono il segreto. E’ sufficiente, infatti, strofinare due pezzi di legno per provocare scintille capaci di accendere braci e focolari.
​E fu così che Māui regalò il fuoco agli uomini.

E adesso ascoltate questa: la bella storiadi come Māui abbia rallentato il sole.
All’inizio degli inizi, le giornate duravano un battito di ciglio: il sole sorgeva dal mare e correva velocissimo a rituffarcisi dentro. Tutti se ne lamentavano ma nessuno faceva nulla.
I giorni sono troppo brevi” dicevano i fratelli di Māui, “non abbiamo tempo né per pescare, né per cacciare, né per lavorare nell’orto di kumara. E alla fine ci riduciamo a giocare quando è buio pesto!
E allora dobbiamo farli durare di più” – disse Māui e i suoi fratelli risero di gusto: “Tu vuoi sempre fare l’impossibile!”.
Trovo insopportabile la vostra mancanza di fede! 
pensò Māui guardandoli di sottecchi.
E così gliela fece vedere lui a quei miscredenti: prima fermò il Sole con il lazzo di foglie di flax tessuto dalle cognate e poi lo malmenò con una mazza ricavata dalla (e qui viene il bello!) MANDIBOLA DI SUA NONNA (!!), fino a quando quello non promise di rallentare la sua corsa.
Promessa onorata nei secoli.

Altre storie ci dipingono un Māui non proprio provetto pescatore. Ogni volta che usciva in barca, se ne tornava con il paniere vuoto ma con una sporta di isole al seguito. E prima ha tirato su le Hawaii e e poi ha pescato l’Isola del Nord della Nuova Zelanda. Oh, belle eh! ma mica si mangiano!
Si metta comunque agli atti che è per questo motivo che l’Isola del Nord in maori si chiama Te-ika-a-ui (Il pesce di Māui). L’Isola del Sud è, invece, la sua canoa (Te-waka-a-ui conosciuta anche come Te Waipounamu ovvero Acque della Greenstone), mentre Stewart Island è Te-Punga-o-Te-Waka-a-ui (L’ancora della canoa di Māui).
Ma andiamo un attimo più nel dettaglio: che cosa ha usato mai Māui per pescare queste terre? Ma ovviamente la meravigliosa mandibola di sua nonna, questa volta in veste di amo (Manaiakalan)! E come esca? Il sangue del suo stesso naso. Ah, che meraviglia la mitologia!

E, infine, dopo aver pescato le sue belle isole, Māui giustamente decide di visitarle. E chiamatelo scemo: mare cristallino, clima tropicale (be’ in quasi tutte le isole), pesce a volontà. Si ma a parte che lui il pesce non è capace di pescarlo (ma, in compenso, uh quante isole!) e poi caspita: ma queste nuove terre sono tutte deserte! Non c’è nemmeno un moa! La noia proprio. Alla faccia della Big OE (overseas experience): sopravvalutata proprio!

Allora Māui torna a casa, si sposa, compra casa, accende un mutuo e mette la testa a posto: niente più bravate, niente più ragazzate.
Fino a che, un giorno, sua moglie, Hina, mentre si trova al fiume a raccogliere acqua, viene importunata da Tuna-roa, la Grande Anguilla. Giustamente, a Māui gli turnica l’uncino. Che vuole sta biscia di mare da sua moglie? Inutile dire che l’anguilla non sopravvisse alla furia del semidio che, dopo averla catturata e sventrata, ne sotterrò le viscere.
E in quel punto preciso nacque l’albero del cocco.
E fu così che Māui diede lavoro anche ai cocchi belli, cocchi freschi!Per i riassunti delle Avventure di Maui ho preso spunto da Maori tales of long ago di A.W. Reed, New Holland Publisher, 2014.