Lo so, non tanto tempo fa avevo affermato perentoriamente che “allora, io passo. Io non mi sento di vincolarmi a doppia mandata in un progetto come questo, Preferisco viaggiare e risparmiare intelligentemente per il futuro. Preferisco vivere“, ed ora ecco il post che sancisce definitivamente la mia schizofrenia che – per altro – avevo già apertamente confessato in un precedente flusso di coscienza.

Insomma, dopo anni di ricerche, dopo delusioni e frustrazioni, dopo tanti bei viaggi per curare le delusioni e le frustrazioni, proprio quando stavamo per prenotare l’ennesima vacanza, ecco che abbiamo comprato casa!
Con buona pace del Nepal! sigh!
O così credevamo.

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Andiamo con ordine. Dove eravamo rimasti?
Ah si: vi avevo lasciato con una panoramica delle varie opzioni a disposizione, tra costruire e comprare un già fatto, avevo descritto nuove subdivision e vecchi quartieri, mi ero soffermata sul fascino della collina e anche sui suoi costi proibitivi e avevo concluso evocando “il cielo stellato sopra di noi” dell’outback australiano, viaggio che prenotammo pensando di doverci rinfrancare dalla tanto estenuante quanto infruttuosa ricerca immobiliare.
Ed invece, alla fine partimmo per il Grande Red Centre galvanizzati da un inaspettato progetto: una nuovissima costruzione nel cuore della città, un appartamentino in centro, piccolo ma dalle infinite potenzialità. O almeno così si pensava. Guardate che sorrisi!

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Il primo abboccamento con il Principe dei Real Estate Agent di Christchurch fu all’inizio di maggio: lui ci intortò per benino sfoderando il suo miglior sorriso da squalo e noi cademmo nella sua rete. Ebbe così inizio la prima nostra vera avventura immobiliare, promettentissima sulla carta, che – alla fine – si arenò nel giro di due mesi (!!) tra le sabbie della cazzonaggine e dell’arroganza di chi confida ciecamente nel drogatissimo mercato immobiliare della Nuova Zelanda.

Che è successo?
È successo che si voleva fare alcune modifiche all’appartamento: nulla di sostanziale, delle italianate come no moquette, sì bidet e perché no all’opzione del riscaldamento a pavimento. Stranamente si voleva pure un preventivo.
E chiedevamo anche di poter visitare un appartamento similare già costruito nelle vicinanze. Che si sappia, che poi non si passi per quelli che avevano delle pretese, eh: la proposta era venuta direttamente dal Principe dei Nuovi Development in Città.

E quello ci mise 3 settimane per fissarci un appuntamento e solo perché, dopo averci estemporaneamente sollecitato un’offerta, gli risposi piccata che l’avremmo fatta eventualmente dopo che lui ci avesse mostrato ciò che aveva promesso di mostrarci e dopo aver avuto un preventivo per le migliorie.
L’appartamento lo visitammo, ma il preventivo non ci fu dato averlo: sai, il costruttore non può perdere tempo a fare preventivi se non è sicuro che siete interessati, il suo tempo è denaro, quindi vi manderà il preventivo solo dopo che avrete inviato l’offerta!

Non fa una piega no? Noi avremmo dovuto presentare un’offerta vincolante senza nemmeno sapere il costo totale dell’appartamento. Oh, ma magari qui in Kiwilandia funziona così, vai a saperlo,

E allora noi, pur sentendo nel profondo del nostro cuore che tutto ciò era profondamente sbagliato, seguimmo il Principe lungo il sentiero impervio dell’offerta al buio scontrandoci con la sua mancanza di tempo (modo Fotoeducato per definire la sua cazzonaggine), il suo Alzheimer incipiente e con un avvocato con cui – nella migliori delle ipotesi – sperimentammo la peggior lost in translation della nostra vita.
Così dopo 2 mesi di supercazzole e scappellamenti, la nostra frustrazione aveva raggiunto lo stesso livello di cattiveria di Stitch e finalmente, in un gesto tantrico liberatorio, mandammo “affareinbrodo” real estate agent e avvocato con una mail sola.

Che liberazione!
Ma ormai il vortice dell’acquisto immobiliare ci stava inevitabilmente risucchiando e ci ributtammo subito nelle acque burrascose delle offerte condizionate per appartamenti in costruzione.
Sappiate che c’è sempre un’altra parte genuinamente  interessata all’acquisto. Bisogna sempre fare in fretta, concretizzare l’offerta al più presto, meglio ieri. C’è sempre la corsa, l’ansia, la frenesia. Non ti puoi concedere nemmeno alcuni gironi per pensarci: ti piace? Eh? Ti piace? Vuoi fare un’offerta? Ho i documenti qui, scriviamo tutto qui .

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E così quella volta – complice il fatto che il costruttore un preventivo ce lo mandò nel giro di 3 ore – l’offerta l’abbiamo anche fatta. Solo che non eravamo gli unici interessati e alla fine la loro proposta era economicamente più interessante. Un po’ di delusione, certo, ma alla fine nemmeno troppa. La casina era carina, soprattutto per quel soffitto a mezza cattedrale, la semplicità degli interni, il sistema di riscaldamento a risparmio energetico, ma aveva il difetto di non essere in centro centro: insomma se devi vivere in in appartamento almeno che sia centrale, altrimenti voglio il sogno kiwi della half-gallon quarter-acre pavlova paradise, meglio se in collina.
Collina? Avete detto: collina? Non so, tipo questa?

Eccola, una Lockwood e in collina per di più!
E guarda: c’ha il soffitto a cattedrale!
Sì, vabbè ma probabilmente no isolamento, quasi certamente non doppi vetri, sicuramente moquette ovunque, anche in bagno!
OVER MY DEAD BODY!
Ma poi, per amore di quieto vivere all’interno della coppia, la si va a vedere e scopri che è potenzialmente magnifica!
Potenzialmente, perché, prima ancora di mettere piede in casa, devi rifare la cucina e i bagni e togliere la moquette.

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Ma si-può-fare!

E allora inizi a pensare ad una possibile offerta tenendo conto che il tuo budget complessivo dovrà comprendere anche la ristrutturazione: 15 mila dollari per il bagno, 18 mila per rifare i pavimenti, sui 40 mila per la cucina nuova… Uh, ma è una cross lease property. NOOOOOO!
Ma manco il tempo di cadere nella depressione che Juanita ci telefona: volete venire questa sera a vedere la casa?
Ed è amore a prima vista: in centro, elegante, semplice, compatta e no moquette! È lei! Lo senti!
E in 2 giorni 2 fai l’offerta e il cuore di batte ogni volta che ricevi una mail fino a quando Janita risponde comunicandoti che hanno deciso di vendere a te, sì proprio a te! Felicità, brividi, entusiasmo… panico!

E allora iniziano i 10 giorni di “due diligence” in cui devi verificare che tutto sia a posto:il titolo, la documentazione catastale, il LIM report, le condizioni del mutuo. A volte le banche ti chiedono una valutazione dell’immobile e una building  inspection  tanto per mettere al sicuro il loro investimento. La nostra non ce l’ha chiesto, ma per non sapere né leggere e né scrivere – e soprattutto perché non stiamo parlando di bruscolini – ce la siamo fatta fare.
La risposta è stata un incubo: la casa all’apparenza perfetta, quella dei nostri sogni, luminosa, spaziosa ma non troppo, in centro che più centro non si può, riscaldamento a pavimento, terrazza esclusiva ecco che si rivela una potenziale leaking house, con probabili problemi di infiltrazioni di acqua, con il tetto da rifare, le docce che perdono e soprattutto le fondazioni forse – forse – compromesse. Dal terremoto, dalla cattiva progettazione in fase iniziale nel 2007, non si sa. Quello che si sa è che c’è una differenza di livelli tra un angolo e l’altro di 4 cm, con il pavimento del garage rifatto e rialzato e un muro portante più basso del dovuto. Insomma, tutto si può sistemare, ma le fondazioni solo impegnando il tuo rene e quello di tutta la tua famiglia fino al terzo grado di parentela.

Così, dopo 10 giorni di adrenalina pura, con il cuore mesto e triste, abbiamo deciso di ritirare l’offerta con la sensazione che in Nuova Zelanda non esista la casa che fa per noi.
E forse il Nepal ci aspetta!