Senti chi parla
Sarà il fatto di essere a testa in giù, con tutto quel sangue fermo lì nella capoccia; sarà il desiderio di emulazione, ché qui mediamente sfornano 2/3 figli per famiglia, ma ecco che improvvisamente senti il tuo orologio biologico ticchettare impazzito.
Partorire è la cosa più naturale del mondo, dicono.
Sono millenni che si partorisce, ti rassicurano.
Si, certo! Ma per te, comunque, è sempre la prima volta e, insomma, un po’ di ansia ce l’hai.
E allora noi di LILNZ, che siamo magnanime, vogliamo presentarti un’esperta in materia: Valeria, la nostra nuova “corrispondente dalla maternità”. Nei prossimi mesi, Valeria condividerà anche con noi le riflessioni già pubblicate nel suo interessantissimo sito web L’anno del Kiwi.
Perché “scoprire di aspettare un bambino dall’altra parte del mondo è un grande shock: cosa fare? Da chi andare?” Millemila domande ed insicurezze a cui Valeria, che ci è passata, risponderà raccontandoci il suo percorso.
Una storia divisa in 9 tappe, quanti sono i mesi della gravidanza, per non lasciare nulla di inesplorato e per tenerci la mano in questa ennesima avventura. Home… I figli…
Altri argomenti in
I figli so’ pezzi ‘e core
- Senti chi parla
- Hey! Teachers!
- Tesoro, mi si sono biforcuti i ragazzi
- Hogwarts
- Mese Zero: Aspetto un bimbo!
- Mese 1: La midwife e alcune informazioni ‘di base’ per una mum-to-be.
- Primi mesi: cresce la pancia
- Mese 4: E’ tutto la mamma (il papà, la nonna, lo zio, la signora del piano di sotto…)
  Aspetto un bimbo!
Dopo il primo momento di smarrimento, la cosa più sensata che ci viene in mente, si dimostrerà anche la più logica. Esattamente come avviene in qualsiasi parte del mondo, dobbiamo recarci da uno specialista (in questo caso il nostro GP = general practitioner). Se si è in possesso di un work visa di due anni o di durata superiore, si ha anche diritto alla copertura sanitaria. Il medico eseguirà una visita, ci consegnerà un ‘kit’ con informazioni, riviste, piccoli omaggi e numeri utili e ci spiegherà come procedere.
A questo punto ci si augura di non doverlo incontrare di nuovo. Tutte persone simpatiche e disponibili ma dover prenotare una visita, significherà aver bisogno di particolari accertamenti.
Infatti, tutto il nostro file verrà trasferito alla midwife, una figura importantissima per le mamme in Nuova Zelanda. Sentirete spesso questo termine ma ve ne parlerò nello specifico in un altro post.
La scelta della midwife è soggettiva. Basta entrare in un sito, scorrere foto, resume, descrizioni introduttive, frasi di presentazione e naturalmente disponibilità. Questo è un aspetto da non sottovalutare perché hanno un gran da fare durante tutto l’anno (ricordiamoci che la Nuova Zelanda deve essere ripopolata). Contatteremo la persona che più ci ha colpito (sì, almeno che qualcuno non ce ne raccomandi una in particolare, la nostra scelta sarà dettata un po’ dal caso, dalle sensazioni) che ci fisserà un appuntamento conoscitivo.
Di solito il tutto avverrà in studi “particolari”, difficilmente in ospedali o in cliniche private ma piuttosto in piccole stanze senza troppi fronzoli o addirittura a casa. Dopo le solite domande di rito inizierà a compilare un libricino che ci consegnerà e che ci accompagnerà per tutta la gravidanza (personal maternity record). Nelle prime pagine inserirà i nostri dati e la nostra storia clinica (e quella della nostra famiglia). Scriverà degli appunti ad ogni incontro e riporterà tutto ciò che verrà detto durante le visite. Dopo il primo appuntamento, ne seguiranno altri a cadenza mensile fino a diventare più frequenti gli ultimi giorni della gravidanza.
Queste righe riassumono le prime settimane. Come mi è stato consigliato di procedere e come mi sono mossa io.
Vorrei suddividere il viaggio dei nove mesi, in più post per essere sicura di non tralasciare nulla ed essere il più chiara possibile.
  La midwife e alcune informazioni ‘di base’ per una mum-to-be
Wikipedia definisce la midwife come: “(…) un/una professionista che, in possesso del diploma universitario abilitante o della laurea e dell’iscrizione all’albo professionale, assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, conduce e porta a termine parti eutocici (cioè spontanei, fisiologici) con propria responsabilità e presta assistenza al neonato (…)”.
Il ‘Midwifery’ in Nuova Zelanda ha ottenuto lo status di professione autonoma nel 1990. Si tratta di un servizio sanitario con un corpo distinto di conoscenze, un proprio campo di applicazione pratica, un Codice Etico ed uno ‘Standards of Practice’.
Tutte le ostetriche sono tenute a lavorare in collaborazione con le donne; ascoltandole, supportandole, consigliandole. Naturalmente operano anche in collaborazione con altri professionisti della salute, se necessario, per soddisfare le esigenze delle madri e dei loro bambini.
In Nuova Zelanda, il servizio di maternità è un sistema integrato di assistenza primaria, secondaria e terziaria. Tutte le cure sono gratuite (funded) tranne nel caso in cui una donna decida di affidarsi ad un’ostetrica privata che può richiedere una tariffa in aggiunta ai fondi che riceve dal governo.
L’assistenza primaria alla maternità è fornita dal Lead Maternity Carers (MLC) categoria che raggruppa sia ostetriche, medici di medicina generale con un diploma in ostetricia e ostetrici. I MLC si assumono la responsabilità per l’assistenza fornita alle donne durante la gravidanza, il parto (compresa la gestione del travaglio) fino a sei settimane dopo il parto.
Non so bene come avvenga la gestione della gravidanza in Italia dal punto di vista sanitario. Credo che ci sia affidi ad una ginecologa (privata?) mentre in Nuova Zelanda, quasi la totalità delle donne in dolce attesa, decide di ‘fidarsi’ di una midwife (scelta più o meno oculatamente da loro stesse). C’è, però, anche una piccola percentuale (problemi di salute, famigliarità, precedenti gravidanze a rischio…) che contatta un ‘OB/GYN’ (Obstetrician/Gyneacology).
La scelta tra un ostetrica o una midwife potrebbe essere semplice per alcuni o fonte di confusione per altri.
Chi sostiene fortemente che il parto rimane un evento fisiologico, naturale si troverà sicuramente bene a condividere questa esperienza con una midwife. Sarà più a suo agio a sapere che la filosofia di molte di loro è quella di intervenire il meno possibile, di lasciare la mamma libera di decidere la modalità del parto (in casa, in acqua, in cliniche, in ospedale…), la gestione del dolore (il non utilizzo di farmaci per alleviarlo) e successivamente, la cura del neonato durante le prime settimane.
Qualsiasi sia la scelta, è buona norma contattare un professionista non appena si scopre di aspettare un bimbo. In alcune zone, infatti, le midwife sono veramente molto busy.
Vi è una terza opzione, quella di essere seguite direttamente dal proprio GP ma a causa di modifiche al sistema di finanziamento, rimangono pochissimi GP che ancora offrono questo servizio.
L’assistenza alla maternità è gratuita per tutte le donne cittadine neozelandesi, in possesso di residenza permanente o di un work visa di due o più anni. E’ bene sapere che in caso di complicazioni, la midwife o il medico di famiglia, possono fare sempre affidamento sui medici negli ospedali attrezzati per le emergenze (sempre gratuitamente per la mum-to-be). Chi, invece, ha deciso di partorire in Nuova Zelanda ma non è in possesso dei requisiti per ottenere assistenza gratuita, deve preventivare una spesa che si aggira intorno ai $ 3,000 – $ 4,000 (come guida generale).
Nonostante il servizio sanitario sia gratuito (se in possesso dei requisiti), ci sono dei costi da sostenere durante la gravidanza:
- Ostetrica privata o medico anestesista (solo nel caso in cui decidessimo di usufruire della loro assistenza);
- Ecografia;
- Le prove di laboratorio diverse da quelle di routine;
- Ambulanza (se dovesse servire).
Queste sono alcune delle informazioni di base che è bene tenere a mente quando si decide di affrontare una gravidanza (ed un parto) down under. A breve entreremo un po’ più nello specifico e vi parlerò della mia esperienza.
  I primi mesi: cresce la pancia.
I primi mesi: quel periodo in cui è ancora facile nascondere la pancia (per scaramanzia, per non rovinare l’effetto sorpresa…) ma si ha la sensazione di essere appena tornati da un ‘eating contest’.
Tutto inizia piano piano. Si immagina che sarà un viaggio lungo e ‘tranquillo’; in fondo sono 9 mesi. Si fissano gli appuntamenti con la midwife (per il primo periodo con cadenza mensile) durante i quali si finisce, più che altro, a chiacchierare. Se si è fortunate, non si hanno grandi paure o disturbi in questo periodo. Un po’ di nausea, sicuramente stanchezza, maggiore appetito/mancanza dello stesso, sonno (molto sonno).
Le visite durano all’incirca 15-20 minuti. Domande, risposte, si discute su eventuali preoccupazioni/paure e la midwife, accuratamente, riporta tutto sul nostro fedele compagno di viaggio: il maternity book. Di solito, dopo aver misurato la pressione, aver controllato la presenza di eventuali gonfiori ed aver ascoltato il battito del bambino (non dai primissimi mesi, però) la midwife inizierà una chiacchierata con noi toccando, ad ogni incontro, un determinato argomento. Ci si sente liberi di esprimere dubbi, di fare domande e di rivelare personali preoccupazioni.
Per scrivere questo post, sono andata a rileggere le nostre conversazioni (con il sorriso) e, in effetti, le prime visite sono state ‘easy’. Le principali tappe dei primi mesi sono sicuramente legate ad alcuni accertamenti (le analisi del sangue, diciamo L’analisi del sangue…una sì, una sola!), si discute su come il servizio sanitario neozelandese opera, ci vengono descritti e proposti gli screening per escludere patologie, ci vengono prescritti integratori e caldamente sconsigliata l’assunzione di alcuni antidolorifici/antinfiammatori.
Alcune pagine del Maternity BookTra l’ 11 e la 14 settimana mi è stato proposto il Nuchal Translucency (NT) scan grazie al quale viene misurato il liquido nella parte posteriore del collo (in parole poverissime). Tutti presentano del fluido ma i bambini con sindrome di Down, hanno un quantitativo maggiore di liquido.
Questo test deve essere effettuato in un lasso di tempo compreso tra alcune settimane (o quando la lunghezza della crown lump è compresa tra 45 mm e 84 mm). Non è obbligatorio e durante le prime visite se ne parla e si decide se prenotare o meno questo accertamento. Io decisi di farlo. La mia midwife mi preparò un foglio e mi indicò le cliniche che in città lo effettuano. E’ stato facile e veloce prendere un appuntamento (nessuna attesa) e dopo il test tutti i risultati sono stati inoltrati direttamente alla mia midwife che ha commentato il referto durante la visita successiva.
E già, rileggendo il post (un breve riassunto del primo periodo della mia gravidanza dal punto di vista ‘clinico’) mi rendo conto che questa prima fase è abbastanza particolare. Si sente ancora poco movimento lì dentro, si ha abbastanza energia, si continua a lavorare e si prosegue con la normale routine. Eppure ci si sente già profondamente diverse ed in continua ‘compagnia’. E’ difficile da spiegare ma vi capita mai di parlare con voi stessi mentre si passeggia, o in un momento di relax?Ecco, quella vocina, quando si aspetta un bambino, trova compagnia. Smette di farsi domande e cercare risposte contemporaneamente ma inizia una bellissima conversazione.
Non ci si sentirà mai più soli!
  Mese 4: E’ tutto la mamma (il papà, la nonna, lo zio, la signora del piano di sotto…)
Ed ecco arrivato il grande momento, quello più atteso (ammettiamolo!).
Sentire muovere il pargoletto nella pancia è indescrivibile ma vederlo su un schermo fare acrobazie, girarsi, dormire o toccarsi il viso è una sensazione unica.
Ricordo benissimo quel giorno.
Avevo fissato l’appuntamento la mattina presto. Mi piace fare tutto di mattina; svegliarmi con calma, concedermi una colazione tranquilla accompagnata dal canto degli uccellini. Quando si ha il pancione ci si concentra spesso sul fatto che alcune cose che faremo, accadranno raramente ancora (forse mai più). Una di queste è perdersi nei propri ritmi.
L’appuntamento alle 9.30. Ci spostiamo solo a piedi o con i mezzi. Lo studio è abbastanza lontano. Decidiamo (io ed il mio ragazzo) di prendere il bus (anche perché era una giornata di pioggia).
Lo studio è carinissimo. Credo sia stata un’antica casa sistemata per accogliere uno “studio medico”. La porta in vetro, archi all’interno, divanetti color cipria, infissi in legno bianco, fiori e riviste ovunque. Un particolare che mi ha colpito molto, ripensando alle visite in gravidanza (devo dire veramente poche), è stato il clima rilassato e lo stile friendly delle strutture. Sembra quasi di andare a prendere un caffè con le amiche. Quante mamme che fremevano e papà impazienti. Ricordo ogni attimo. Era tempo di una ecografia accurata.
Cos è l’Anatomy Scan?
Tra la 18° e la 20° settimane di gravidanza, la maggior parte delle donne si sottopone ad una scansione anatomica. Si tratta di uno scan approfondito che si concentra sull’osservazione accurata di alcuni organi tra i quali il cervello, il cuore, la colonna vertebrale.
Venire a conoscenza di anomalie del feto può essere utile per studiare eventuali procedure chirurgiche da eseguire subito dopo la nascita.
A volte viene offerta un’ecografia 4D che produce immagini molto dettagliate ma non vi è alcuna ragione medica particolare per eseguirla. Io, sinceramente, non ricordo di avere ricevuto una proposta del genere.
Su cosa si concentra in particolare?
- Cervello (eventuali cisti e forma del cervelletto)
- Viso (labbro leporino e fessure del palato)
- Cuore (difetti cardiaci congeniti)
- Colonna vertebrale (allineamento delle vertebre)
Senza lunghe attese, ci hanno fatto accomodare. La mamma-to-be sul lettino ed il papà su una sedia lì vicino. Pochi minuti e già si poteva vedere un futuro pargoletto comodamente adagiato tra i miei organi.
Conclusi tutti gli accertamenti ed i calcoli, il tecnico ci domanda se vogliamo sapere il sesso… ma certo!
Bene, UN futuro italo-kiwi è presto in arrivo!Valeria Proudly powered by Weebly